È trascorsa una settimana da quando venerdì scorso il
giovane farmacista Alessandro Grandis è stato ritrovato cadavere sul bordo piscina
di un residence di lusso. Il polverone che ne è nato soprattutto a seguito
della nostra iniziativa e dell’interessamento di tutta la comunità italiana di
Santo Domingo è riuscito a smuovere i media italiani: importanti giornali e
addirittura la RAI. I primi hanno pubblicato numerosi articoli sulla vicenda e la
RAI vi ha dedicato ampio spazio in telegiornali e nella trasmissione Storie Vere.
L’archiviazione delle indagini come presunto suicidio è
stata ritirata e si è continuato a indagare. Ora si pensa solo all’omicidio.
Gli occhi dei media italiani sono puntati sulla Repubblica
Dominicana. Oggi è stata presentata anche un’interrogazione parlamentare da
parte dell’on. Francesca La Marca.
Gli inquirenti sono sotto pressione. Si chiede
insistentemente quale sia il movente di questo omicidio. Sicuramente il giovane
farmacista non è stato ucciso a scopo di rapina o per un regolamento di conti.
Non aveva soldi addosso, non gli è stato tolto nulla. Eppure un movente ci deve
pur essere stato e questo va ricercato nel rapporto tra Alessandro da una parte
e dall’altra l’intestatario dell’appartamento come proprietario o inquilino e
la ragazza 25enne ospitante secondo il servizio couchsurfing che sta alla base
dell’alloggio del giovane in quell’appartamento. Entrambi cittadini polacchi.
L’iniziativa dell’accoglienza del giovane farmacista in
quell’appartamento del lussuoso residence è da attribuire per intero alla
ragazza. È addirittura dubbio che l’uomo, il polacco 43enne, ne fosse al
corrente e, una volta messo davanti al fatto compiuto, può anche darsi che questa
non fosse stata di suo gradimento.
Un alloggio a titolo gratuito in un residence di lusso per
un giovane che aveva tutta l’aria di essere benestante e che era alla ricerca
di acquistare delle farmacie sul posto non è che a tutti vada giù facilmente, soprattutto
a chi non capisce lo spirito di questo tipo di servizio e che deve pagare fior
di quattrini per l’affitto. Tant’è vero che Alessandro alla prima telefonata a
sua madre le raccontò di avere trovato un ambiente ostile.
La giovane donna nella sua testimonianza disse che il
ragazzo era depresso e che più volte le aveva chiesto cosa sarebbe successo se
si fosse lanciato dal terrazzo. Non ci vuole molto per capire che l’idea del
suicidio non sfiorò mai il giovane farmacista. E allora perché la giovane
polacca mentì?
Al giovane farmacista era stato riservato come camera il
soggiorno dell’appartamento. Da lì aveva accesso al terrazzo circondato lungo
tutto il suo perimetro da un parapetto. Luogo ottimo per godersi i tramonti
tropicali e magari per appoggiarsi, accarezzati dalla brezza, e telefonare.
Venne aggredito alle spalle mentre telefonava. Svenne
subito. Nessun rumore, niente. Venne sollevato di peso, un uomo di bassa
statura, 1.65, snello, sicuramente non pesava più di 55 kg, e scaraventato
verso la piscina. Una persona o due. L’omicida e un complice. O forse anche
solo l’omicida. Il telefonino cadde sul pavimento del terrazzo e nel sollevare
il ragazzo le pantofole che sicuramente indossava sono finite anche quelle per
terra, oppure gli sono state sfilate: avrebbero potuto creare complicazioni
interpretative della vicenda che si voleva far passare per suicidio. Il
telefono è stato lanciato in acqua. E le pantofole sono state riportate nel
soggiorno dell’appartamento. Infatti, sicuramente la giovane vittima indossava
delle ciabatte o pantofole. Un ragazzo ordinato che aveva pensato a tutto l’occorrente
per quel tipo di vacanza avventurosa e che sapeva perfettamente che girando
scalzi per i tropici si possono prendere attraverso la pianta de piedi tutta
una serie di parassiti.
Il movente dell’omicidio non può che essere futile, lontano
da ogni interesse economico. Il vero movente comunque è la sicurezza di farla
franca, la conoscenza dell’inettitudine del sistema inquirente dominicano.
La dinamica dell’omicidio fa pensare a uno stile pragmatico
lontano dalla mentalità latinoamericana, determinato e calcolato nei minimi
dettagli, supportato da una sottovalutazione degli accertatori. Traspare anche
un’indubbia professionalità criminale. Ci si chiede se dietro questi due
sedicenti fotografi non ci sia ben altro…
Intanto, le uniche persone che in un residence dall’accesso
custodito e munito di vigilanza notturna potrebbero essere imputate dell’omicidio,
sono state interrogate, sono state rilevate delle contraddizioni tra le loro
dichiarazioni, eppure sono state rimesse a piede libero. Ampia libertà quindi
di inquinare le prove. L’omicida quindi ha avuto ragione nel ritenere di
poterla facilmente farla franca. Sicuramente però non aveva previsto queste
complicazioni, altrimenti forse il ragazzo oggi sarebbe ancora vivo.