Sembra che l’articolo pubblicato su
importanti giornali italiani come La Nazione di Firenze, il Giornale e La
Repubblica riguardi proprio il Paese che ci ospita. Si parla di un connazionale
che è riuscito a portare avanti la latitanza fino a raggiungere il termine di
prescrizione. Una condanna a dieci anni e vent’anni di latitanza. Ecco fatto, a
questo punto prende l’aereo e se ne torna a casa. Aeroporto d’arrivo:
Fiumicino. Va tutto liscio, non ha più pendenze con la legge. Ottimo! Luogo
della latitanza: i Caraibi, senza altra precisazione. Equivale a dire
Repubblica Dominicana… Ma dopo due giorni dalla prima pubblicazione dell’articolo
su La Nazione di Firenze poi ripetuto pari pari negli altri due giornali
menzionati, non c’è nessuno dei membri della nostra comunità che lo abbia
identificato. Qualcuno sì, dice di conoscerlo, ma non ne fa il nome. Il motivo:
la privacy. Bene siamo alle comiche!
Tre giornali importanti puntano il dito sul
Paese che ci ospita senza menzionarlo. Per queste cose siamo famosi. Tutti
ritengono che la Repubblica Dominicana sia un paradiso per i latitanti e il
bello è che anche loro, i latitanti, sembrano crederci, poveracci!
Dati alla mano, infatti, la latitanza dura qui
ben poco, qualche mese e poi manette e via, si torna a casa, ospiti delle
patrie galere. Qualcuno sostiene che non è così perché non c’è un trattato di
estradizione. Trattato? A cosa servono da queste parti i trattati? Vengono
finanzieri, carabinieri e chi più ne ha più ne metta e assistono all’arresto da
parte delle autorità dominicane: manette, una notte in bianco e il giorno dopo
il latitante occupa uno degli ultimi sedili dell’aereo in direzione Milano
Malpensa. Volo diretto senza scala in compagnia delle forze dell’ordine
italiane. Latitanza molto breve, viaggio gratis con quello che hai addosso, né
più né meno. Latitante: prima di rifugiarti da queste parti pensaci!
Innanzitutto
si tratta di un Paese la cui composizione etnica è tale che un europeo lo si
riconosce a un chilometro di distanza. E quando lo riconoscono si chiedono
tutti “Cosa ci fa questo gringo qui?” In secondo luogo, vista la fama di
rifugio sicuro per fuorilegge, la Repubblica Dominicana pullula di cacciatori
di taglie, informatori e confidenti della polizia, tutti italiani
insospettabili che con gli occhi sgranati e con le orecchie tese vedono e
ascoltano tutto quello che si muove intorno a loro, si informano di tutti e
magari a casa hanno anche gli album con le fotografie dei delinquenti più ricercati
con accanto il prezzo, dico la taglia. C’è sempre la possibilità di guadagnarsi
qualche soldo quando si partecipa attivamente alla cattura di un latitante.
Certo l’Italia non è come gli Stati Uniti, famosa per i bounty hunter o
cacciatori di taglie, ma comunque chi ha preso gli accordi giusti in patria è a
posto, qualcosina gli viene sempre in tasca come del resto anche a coloro che
vengono a prendersi il latitante caduto in trappola. E poi dove lo metti il
divertimento? L’uomo fa mica le cose solo per i soldi! C’è anche la
soddisfazione di sentirsi in segreto importanti, in segreto sì perché se lo vai
a dire in giro puoi fare una brutta fine!.
Ecco cosa si
legge al riguardo in un sito dove ci sono le foto di questi ricercati: «Il
Ministero dell'Interno pubblica la lista con tanto di foto dei più importanti
ricercati italiani. Tra camorra, mafia e n'drina l'elenco è abbastanza folto.
Queste facce qui in basso sono inserite nel Programma Speciale di Ricerca istituito dal G.I.I.R.L. Se vedete qualcuno
di questi, oltre al fatto etico di segnalare l'avvistamento, c'è pure una lauta
ricompensa.»
Senza andare
tanto lontano nel tempo nel 2014 è stato arrestato a Juan Dolio il boss Nicola
Pignatelli, uno dei 100 latitanti più pericolosi secondo il ministero degli
interni. Si trasferiva da resort a resort, unici posti dove non dava nell’occhio,
fino a quando gli venne in mente Juan Dolio, piena di italiani, anche tanti
calabresi... Bastò qualche mese perché venisse individuato.
Tornando a
questo latitante innominato di successo di cui parlano i giornali italiani, penso
che sia lecito chiedersi con che documenti abbia viaggiato, perché se noi qui
residenti, non latitanti, facciamo tanta fatica ad avere un passaporto
figuriamoci lui. Ricordiamoci poi che la prescrizione non è automatica, bisogna
chiederla ed è necessario che venga emessa una sentenza. Insomma, non tutto
quadra!
Che questi
articoli pubblicati su giornali così importanti non mirino piuttosto a
invogliare i latitanti a rifugiarsi da queste parti, per farli cadere in una sicura
trappola a beneficio dell'esercito di spie italiane desiderose di guadagnarsi
qualche quattrino? Chissà, tutto è possibile…