In occasione della festa della Repubblica il 2
giugno scorso ospitata dalla Casa de Italia, l'incaricato d'affari dott. Livio
Spadavecchia, si è rivolto ai presenti, nella loro stragrande maggioranza
italiani, in spagnolo. Questa sua scelta può dipendere da tantissimi motivi,
certamente non ci fa onore e mi chiarisco subito. Noi italiani all'estero
abbiamo il piacere di commemorare le nostre ricorrenze festive insieme e in
quelle occasioni saremmo immensamente lieti di sentire i nostri rappresentanti
diplomatici rivolgersi a noi nella nostra lingua. Abbiamo fame di lingua
italiana! L'anno scorso se non erro il menzionato diplomatico si è rivolto al
pubblico con una versione in italiano e una in spagnolo. Praticamente così
facendo ci ha accontentati tutti. Quest'anno il discorso è stato piuttosto
lungo e quindi il diplomatico relatore ha dovuto scegliere una delle due lingue
e ha scelto lo spagnolo. Ci ha snobbati! Sto forse esagerando? Se interpretiamo
tra le righe del testo il suo pensiero nei confronti degli italiani qui
residenti, non possono sorgere dubbi sul fatto che ai suoi occhi non godiamo di
una grande considerazione: "Mi auguro che questa presenza così ampia di
compatrioti nella Repubblica Dominicana si avvicini un po' di più a una
comunità." "Ma io spero che con la riapertura dell'ambasciata si
affermi un nuovo spirito in questa bellissima terra dominicana, in realtà un
paradiso che porta molti quasi a perdersi nel godimento delle sue bellezze".
Non c'è verso, la nostra non è una comunità e tanti tra gli italiani qui
residenti si perdono nel godimento delle bellezze di questo paradiso. Siamo una
masnada disorganizzata di personaggi goderecci, irresponsabili e, se si
continua a leggere il suo discorso, propensi a incorrere in difficoltà
economiche e magari al suicidio, ragion per cui bisognerebbe pensare a una
qualche forma di aiuto: "Voglio segnalare nell'ambito dei servizi consolari
un tema particolare e cioè una fragilità e vulnerabilità che diversi individui
italiani stanno manifestando e che necessita di una gestione adeguata. Non mi
riferisco soltanto ai casi di morte, omicidi, suicidi o incidenti. Sono casi
estremamente tristi e di sconforto per i nostri fratelli, gente di valore che
aveva una brillante professionalità e che però per diverse ragioni ha concluso
qui la sua esperienza di vita. Lontano dalla nostra Italia."
In
una situazione cosi è giusto che il diplomatico relatore abbia pensato
che non valesse la pena rivolgersi al pubblico in italiano. In fondo quei pochi
dominicani presenti meritavano sicuramente maggiore riguardo. Peccato che così
facendo il dott. Spadavecchia ci abbia scontentati tutti: i dominicani e gli
italiani. Ci vuole poco per rendersi conto che lo spagnolo non è una lingua che
l'attuale capo-missione abbia imparato a seguito di studi scolastici. È
indubbio anche che non vi ha dedicato tante ore di lettura. Succede che a volte
tra quello che si pensa di sapere e quello che si sa c'è di mezzo tanta strada.
Il diplomatico non riesce infatti a mantenere un registro adeguato al livello
degli ascoltatori. Esclusi gli italiani monolingui o quasi, erano presenti
funzionari del governo dominicano e italo-venezuelani la cui lingua nativa è lo
spagnolo: sicuramente questa gente si attendeva un discorso a un livello superiore.
A parte i frequenti errori grammaticali, si riscontrano nel discorso in
questione parole che si usano solo a livello familiare e che stonano fortemente
in un contesto del genere. E si esagera altresì nel ricorso a espressioni
inaccettabili per le occasioni solenni. Numerose sono inoltre le frasi
praticamente incomprensibili.
Non
abbiamo fatto bella figura!
Ci si augura che i nostri rappresentanti consolari
capiscano che si deve tenere sempre alto il prestigio del nostro Paese. Fare un
discorso in una lingua straniera è per ben due volte una mancanza di rispetto
nei confronti dei connazionali presenti, innanzitutto perché questi si sentono
snobbati e in secondo luogo perché così facendo non si rispetta lo standard di
comportamento dignitoso che un diplomatico dovrebbe sempre mantenere. Un
suggerimento allora: funzionari del consolato, i discorsi, almeno nelle
ricorrenze festive che riguardano l'Italia fateli sempre in italiano! Del resto
è risaputo, passando sul piano calcistico, che l'UEFA proibisce ai suoi
tesserati di rilasciare dichiarazioni in lingue diverse dalla propria. E allora
se a livello calcistico il problema è preso così di petto perché la stessa cosa
non dovrebbe valere anche sul piano delle relazioni tra i Paesi?