Cerca nel blog

domenica 11 giugno 2017

Nelle ricorrenze festive italiane all'estero in che lingua deve rivolgersi ai presenti, in gran parte italiani, l'ambasciatore o chi per lui?



In occasione della festa della Repubblica il 2 giugno scorso ospitata dalla Casa de Italia, l'incaricato d'affari dott. Livio Spadavecchia, si è rivolto ai presenti, nella loro stragrande maggioranza italiani, in spagnolo. Questa sua scelta può dipendere da tantissimi motivi, certamente non ci fa onore e mi chiarisco subito. Noi italiani all'estero abbiamo il piacere di commemorare le nostre ricorrenze festive insieme e in quelle occasioni saremmo immensamente lieti di sentire i nostri rappresentanti diplomatici rivolgersi a noi nella nostra lingua. Abbiamo fame di lingua italiana! L'anno scorso se non erro il menzionato diplomatico si è rivolto al pubblico con una versione in italiano e una in spagnolo. Praticamente così facendo ci ha accontentati tutti. Quest'anno il discorso è stato piuttosto lungo e quindi il diplomatico relatore ha dovuto scegliere una delle due lingue e ha scelto lo spagnolo. Ci ha snobbati! Sto forse esagerando? Se interpretiamo tra le righe del testo il suo pensiero nei confronti degli italiani qui residenti, non possono sorgere dubbi sul fatto che ai suoi occhi non godiamo di una grande considerazione: "Mi auguro che questa presenza così ampia di compatrioti nella Repubblica Dominicana si avvicini un po' di più a una comunità." "Ma io spero che con la riapertura dell'ambasciata si affermi un nuovo spirito in questa bellissima terra dominicana, in realtà un paradiso che porta molti quasi a perdersi nel godimento delle sue bellezze". Non c'è verso, la nostra non è una comunità e tanti tra gli italiani qui residenti si perdono nel godimento delle bellezze di questo paradiso. Siamo una masnada disorganizzata di personaggi goderecci, irresponsabili e, se si continua a leggere il suo discorso, propensi a incorrere in difficoltà economiche e magari al suicidio, ragion per cui bisognerebbe pensare a una qualche forma di aiuto: "Voglio segnalare nell'ambito dei servizi consolari un tema particolare e cioè una fragilità e vulnerabilità che diversi individui italiani stanno manifestando e che necessita di una gestione adeguata. Non mi riferisco soltanto ai casi di morte, omicidi, suicidi o incidenti. Sono casi estremamente tristi e di sconforto per i nostri fratelli, gente di valore che aveva una brillante professionalità e che però per diverse ragioni ha concluso qui la sua esperienza di vita. Lontano dalla nostra Italia."
In una situazione cosi è giusto che il diplomatico relatore abbia pensato che non valesse la pena rivolgersi al pubblico in italiano. In fondo quei pochi dominicani presenti meritavano sicuramente maggiore riguardo. Peccato che così facendo il dott. Spadavecchia ci abbia scontentati tutti: i dominicani e gli italiani. Ci vuole poco per rendersi conto che lo spagnolo non è una lingua che l'attuale capo-missione abbia imparato a seguito di studi scolastici. È indubbio anche che non vi ha dedicato tante ore di lettura. Succede che a volte tra quello che si pensa di sapere e quello che si sa c'è di mezzo tanta strada. Il diplomatico non riesce infatti a mantenere un registro adeguato al livello degli ascoltatori. Esclusi gli italiani monolingui o quasi, erano presenti funzionari del governo dominicano e italo-venezuelani la cui lingua nativa è lo spagnolo: sicuramente questa gente si attendeva un discorso a un livello superiore. A parte i frequenti errori grammaticali, si riscontrano nel discorso in questione parole che si usano solo a livello familiare e che stonano fortemente in un contesto del genere. E si esagera altresì nel ricorso a espressioni inaccettabili per le occasioni solenni. Numerose sono inoltre le frasi praticamente incomprensibili.
Non abbiamo fatto bella figura!
Ci si augura che i nostri rappresentanti consolari capiscano che si deve tenere sempre alto il prestigio del nostro Paese. Fare un discorso in una lingua straniera è per ben due volte una mancanza di rispetto nei confronti dei connazionali presenti, innanzitutto perché questi si sentono snobbati e in secondo luogo perché così facendo non si rispetta lo standard di comportamento dignitoso che un diplomatico dovrebbe sempre mantenere. Un suggerimento allora: funzionari del consolato, i discorsi, almeno nelle ricorrenze festive che riguardano l'Italia fateli sempre in italiano! Del resto è risaputo, passando sul piano calcistico, che l'UEFA proibisce ai suoi tesserati di rilasciare dichiarazioni in lingue diverse dalla propria. E allora se a livello calcistico il problema è preso così di petto perché la stessa cosa non dovrebbe valere anche sul piano delle relazioni tra i Paesi?