Sono vicende politiche e quindi evidentemente il giudice non
può decidere da solo, deve chiedere consiglio a chi di dovere. Altrimenti l'expresidente
sarebbe stato scarcerato dietro il pagamento di una cauzione "E ben ti
sta" sarebbe de dire all'oriundo di Lucca, "perché non sei partito
subito per l'Italia?" Invece ha pensato di far meglio recandosi negli
Stati Uniti dove ha richiesto anche l'asilo politico, ma l'impero dell'utilitarismo
pensa alle sue strategie, ai suoi obiettivi in Centro America e nel mondo e di
concedere asili o di impietosirsi di amici caduti in disgrazia non sa cosa
farsene!
Non sussistono gli estremi per la richiesta
dell'estradizione da parte del Panama. La vicenda che coinvolge l'oriundo non
rientrerebbe nei casi previsti dal trattato stipulato al riguardo tra i due
paesi. Secondo il pubblico ministero ci sarebbe però il pericolo di fuga in
quanto Martinelli è un miliardario che possiede anche il suo proprio aereo. A
questo si potrebbe aggiungere ciò che non si dice, ma che si pensa: Martinelli
ha anche la cittadinanza italiana ed è munito di passaporto italiano valido per
cui potrebbe recarsi in Italia in qualunque momento, magari anche con il suo
aereo personale, e nel Bel Paese si troverebbe finalmente a suo agio e in buona
compagnia soprattutto per l'accusa di peculato che gli viene imputata.
Del resto Martinelli non ha mai subito una condanna nel
suo Paese. Lo si vuole far rientrare in Panama per costringerlo ad assistere
alle udienze del tribunale e a rispondere alle domande dei giudici. Questo però
non giustificherebbe la sua estradizione né tantomeno il suo arresto.
La richiesta di estradizione si basa su due accuse: spionaggio
illegale e peculato. Spionaggio perché avrebbe intercettato telefonate senza
essere autorizzato.
E se qualcuno ascoltando o leggendo la frequente
preghiera: "Signore proteggimi dagli amici perché dai nemici mi difendo io",
pensa che si tratti di un'esagerazione deve ricredersi, perché il maggiore
persecutore di Ricardo Martinelli è stato vice-presidente durante il periodo
del suo mandato presidenziale.
Non si tratta quindi di una persecuzione di un partito
diverso. Fuoco amico? Sicuramente e assolutamente non infrequente in Centro
America dove tutti tradiscono tutti senza guardare in faccia nessuno e poi alla
fine vengono traditi a loro volta dal Padre Padrone, lo Zio Sam.
Da questo punto di vista sembra abbastanza giustificata
anche la tendenza dei presidenti centroamericani a volersi ricandidare costi
quel che costi. Tendenza che ritroviamo anche nella Repubblica Dominicana dove
Hipolito Mejia e Danilo Medina, due antirielezionisti per antonomasia hanno
addirittura modificato la costituzione per ricandidarsi. Si sa ormai per certo
che Danilo Medina intendeva ricandidarsi anche per il 2020, procedendo a una
nuova, la seconda in quattro anni, modifica della costituzione della Repubblica
Dominicana. Non è solo una questione di smania di potere. Chi cavalca una tigre...nel
momento stesso in cui la cavalcata finisce viene divorato.
La ricandidatura ha l'indubbio vantaggio che anche se chi
aspira alla rielezione non viene eletto, egli resta comunque saldamente ai
vertici del suo partito.
Leonel Fernandez invece preferì allontanarsi nel 2016, assicurando
con una campagna politica molto efficace la vittoria al suo nemico interno
Danilo Medina. Abdicazione questa che gli ha dato non pochi grattacapi e che
forse ha comportato la fine della sua carriera politica. Ma se al posto di
Danilo Medina avesse vinto Hipolito Mejia sarebbe stato peggio… forse.