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mercoledì 21 giugno 2017

Resta in carcere l'expresidente del Panama Ricardo Martinelli, oriundo di Lucca. Il giudice ha rinviato la decisione sulla cauzione








Sono vicende politiche e quindi evidentemente il giudice non può decidere da solo, deve chiedere consiglio a chi di dovere. Altrimenti l'expresidente sarebbe stato scarcerato dietro il pagamento di una cauzione "E ben ti sta" sarebbe de dire all'oriundo di Lucca, "perché non sei partito subito per l'Italia?" Invece ha pensato di far meglio recandosi negli Stati Uniti dove ha richiesto anche l'asilo politico, ma l'impero dell'utilitarismo pensa alle sue strategie, ai suoi obiettivi in Centro America e nel mondo e di concedere asili o di impietosirsi di amici caduti in disgrazia non sa cosa farsene!
Non sussistono gli estremi per la richiesta dell'estradizione da parte del Panama. La vicenda che coinvolge l'oriundo non rientrerebbe nei casi previsti dal trattato stipulato al riguardo tra i due paesi. Secondo il pubblico ministero ci sarebbe però il pericolo di fuga in quanto Martinelli è un miliardario che possiede anche il suo proprio aereo. A questo si potrebbe aggiungere ciò che non si dice, ma che si pensa: Martinelli ha anche la cittadinanza italiana ed è munito di passaporto italiano valido per cui potrebbe recarsi in Italia in qualunque momento, magari anche con il suo aereo personale, e nel Bel Paese si troverebbe finalmente a suo agio e in buona compagnia soprattutto per l'accusa di peculato che gli viene imputata.
Del resto Martinelli non ha mai subito una condanna nel suo Paese. Lo si vuole far rientrare in Panama per costringerlo ad assistere alle udienze del tribunale e a rispondere alle domande dei giudici. Questo però non giustificherebbe la sua estradizione né tantomeno il suo arresto.
La richiesta di estradizione si basa su due accuse: spionaggio illegale e peculato. Spionaggio perché avrebbe intercettato telefonate senza essere autorizzato.
E se qualcuno ascoltando o leggendo la frequente preghiera: "Signore proteggimi dagli amici perché dai nemici mi difendo io", pensa che si tratti di un'esagerazione deve ricredersi, perché il maggiore persecutore di Ricardo Martinelli è stato vice-presidente durante il periodo del suo mandato presidenziale.
Non si tratta quindi di una persecuzione di un partito diverso. Fuoco amico? Sicuramente e assolutamente non infrequente in Centro America dove tutti tradiscono tutti senza guardare in faccia nessuno e poi alla fine vengono traditi a loro volta dal Padre Padrone, lo Zio Sam.
Da questo punto di vista sembra abbastanza giustificata anche la tendenza dei presidenti centroamericani a volersi ricandidare costi quel che costi. Tendenza che ritroviamo anche nella Repubblica Dominicana dove Hipolito Mejia e Danilo Medina, due antirielezionisti per antonomasia hanno addirittura modificato la costituzione per ricandidarsi. Si sa ormai per certo che Danilo Medina intendeva ricandidarsi anche per il 2020, procedendo a una nuova, la seconda in quattro anni, modifica della costituzione della Repubblica Dominicana. Non è solo una questione di smania di potere. Chi cavalca una tigre...nel momento stesso in cui la cavalcata finisce viene divorato.
La ricandidatura ha l'indubbio vantaggio che anche se chi aspira alla rielezione non viene eletto, egli resta comunque saldamente ai vertici del suo partito.
Leonel Fernandez invece preferì allontanarsi nel 2016, assicurando con una campagna politica molto efficace la vittoria al suo nemico interno Danilo Medina. Abdicazione questa che gli ha dato non pochi grattacapi e che forse ha comportato la fine della sua carriera politica. Ma se al posto di Danilo Medina avesse vinto Hipolito Mejia sarebbe stato peggio… forse.