Qualche giorno fa era salita alla
ribalta delle prime pagine dei giornali la vicenda dell'arresto negli Stati
Uniti dell'ex presidente del Panama, l'oriundo italiano Ricardo Martinelli, e a
distanza di pochi giorni ci ritroviamo un'altra illustre connazionale al centro
dell'attenzione perché viene richiesta in estradizione dalla potenza
nordamericana.
Se andiamo a ritroso nel tempo
troviamo che è una cosa normale che gli Stati Uniti prelevino mandatari in
carica ed ex-mandatari, talvolta anche con la forza, con un colpo di mano
militare, come con il dittatore Manuel Noriega, recentemente deceduto in
Nicaragua.
Non è il caso quindi che quando
in Centro America un oriundo diventa presidente o vicepresidente esultiamo più
di tanto. In fondo sappiamo per esperienza che esistono forti probabilità che
quelle storie di successo italiano non abbiano una lieta fine.
Roxana Baldetti a seguito di
un'imputazione per corruzione rinunciò al suo incarico di vicepresidente nel
2015 e da allora è reclusa in un carcere del suo paese. Ed è stato ordinato
l'arresto perché secondo il giudice sussisteva la concreta possibilità che l'ex
vicepresidente fuggisse all'estero. Tale timore era motivato soprattutto dal
fatto che Roxana Baldetti è anche cittadina italiana in possesso di un
passaporto vigente rilasciato nel 2011. L'italo-guatemalteca ha replicato ai
giudici che se avesse voluto sarebbe fuggita subito nel paese di origine della
sua famiglia cioè l'Italia, dove non esiste un trattato di estradizione con il
Guatemala. Avrebbe emulato quindi Fujimori, ex presidente peruviano e
giapponese di origine. Invece ci è rimasta volontariamente in Guatemala per cui non era il caso che la incarcerassero.
Pare però che lei rimanga in
carcere per sua volontà e perché così glielo consigliano i suoi avvocati. Così
facendo infatti starebbe tutelando la sua incolumità.
Ora arriva questa richiesta di estradizione
da parte degli Stati Uniti. Per questa potenza mondiale il Centro America è
praticamente il cortile di casa. Ci fanno il bello e il cattivo tempo e non
chiedono mai permesso a nessuno.
Notiamo però che la Repubblica Dominicana
relativamente è un pochino più rispettata. Si vede che l'ultima volta che i
"gringos" l'hanno invasa cioè nel 1965, le cose non sono andate tanto
bene. Infatti, il dominicano è un popolo ribelle, fiero della sua libertà. Non
è facile calpestarlo impunemente. Non lo è mai stato, nemmeno quando nel 1916
gli Stati Uniti la invasero per la prima volta. Rogne a non finire e oggi
sarebbe ancora peggio. Meglio stare alla larga!
E quale oriundo ci rimane adesso
a noi italiani all'estero come presidente in questo continente? Solo Maurizio
Macri, in Argentina. Difficilmente però là le cose andranno a finire come in
Centro America. Anche se Macri non è proprio un patriota. E meriterebbe magari che
gli Stati Uniti gli dessero una sonora sberla. Ma in fondo gliel'ha già data Soros
con lo scandalo del Panama pampers con il quale lo si è voluto additare per dargli
un marchio d'infamia. Evidentemente non sta eseguendo alla lettera gli ordini che
gli vengono dati e che provengono dalla
capitale del mondo. Ma vatti a fidare degli americani!