I parolai della Farnesina non vengono più ascoltati.
Ne hanno dette tante in questi anni che a trascriverle tutte, impaginandole ne
verrebbe fuori un voluminoso assurdario. Un cumulo di menzogne sfacciate quelle
che hanno raccontato in giro per il mondo. Facce di bronzo! Hanno smantellato
una rete diplomatica che era già all'osso, che spendeva una frazione di quanto
spende qualunque altra potenza industriale, ma con un numero di italiani
residenti all'estero di 5 milioni. E hanno continuato a smantellare
spudoratamente e a lasciare la gente senza documenti. Hanno iniziato a rilasciare
i passaporti in tempi geologici e le richieste di cittadinanza sono diventate ormai
dei miraggi irraggiungibili.
Siamo arrivati a un livello in cui il rapporto con
la Farnesina può essere solo conflittivo. Non c'è più posto per i colloqui. Il
primo sentore lo abbiamo avuto il 7 aprile. Si sono radunate delle folle di connazionali
davanti alla maggior parte delle sedi consolari del continente americano. Anche
da noi qui a Santo Domingo. E questa è stata una manifestazione di forza, la
prima in assoluto, degli italiani all'estero: sono usciti dalle loro case, hanno
cantato l'inno nazionale, hanno sentito i motivi della protesta. Siamo in
presenza di un cambiamento epocale. Un evento con presenza fisica degli
italiani è già rarissimo in Italia, figuriamoci all'estero! Una manifestazione
reale di protesta innovativa che ha lasciato il segno nella storia dei rapporti
tra la Farnesina e gli italiani residenti all'estero.
Comunque questo maggior dinamismo dell'italiano
all'estero, questa sua trasformazione è da far risalire al diritto di voto che possono
esercitare e che lo sta portando a una maturazione graduale, a una maggiore
consapevolezza di essere italiano. Era la prima occasione in cui gli italiani
abbandonavano le loro tastiere e uscivano per la strada. Non è facile
rinunciare alla comodità delle quattro mura di casa propria.
Ma non è finita lì perché ora si è verificato di
recente un attacco informatico all'ambasciata italiana di Brasilia.
L'ambasciata il 7 giugno scorso è stata costretta a chiudere la pagina Facebook
in quanto inondata da una coordinata serie di proteste durata diversi giorni.
Si dichiara da parte dell'ambasciata quanto segue:
"Siamo coscienti dei tempi lunghi con cui alcuni servizi consolari, quali
in particolare il riconoscimento della cittadinanza per ascendenza. Cuesto coinvolge
solo in Brasile una comunità potenziale di più di 30 milioni di persone".
Continua parlando dei problemi di scarsità di personale e dell'impegno profuso
per poter fare quanto di meglio. La pagina Facebook chiusa è stata riaperta
ieri.
Siamo in presenza anche qui di una nuova forma di
lotta che viene denominata mailbombing (letteralmente bombardamento postale). È
una forma di attacco informatico in cui grandi quantitativi di e-mail vengono
inviati a un unico destinatario, provocandone l'intasamento della casella di
posta ad esempio tramite appositi programmi spesso inviati da singole persone.
Una novità come protesta. Le conseguenze possono essere l'impossibilità di
usare la connessione Internet per altri scopi e il rallentamento o anche i
crash dei server impegnati nella scansione. Un attacco che blocca l'operatività
interna del computer al quale è destinato.
E ora si sta già pensando ad alzare il tiro. Il
prossimo obiettivo si dice sarà la Farnesina!
Se il colloquio non produce alcun risultato perché
la controparte sa solo mentire e fare false promesse, la protesta diventa
inevitabile. Una protesta non violenta, ma sicuramente fastidiosa.