L’innominato latitante protagonista di una storia abbastanza
improbabile, che avrebbe trascorso in un paese non meglio precisato dei Caraibi
vent’anni di latitanza: ho pubblicato di lui per errore una fotografia che non
è sua… Ciononostante qualcuno è “riuscito” a identificarlo! I soliti millantatori,
ce ne sono tanti dalle nostre parti! Lo conoscono, ne sono certi, sanno dove
abitava e a cosa si dedicava, conoscono benissimo anche il suo nome e cognome.
Non vanno oltre, centellinano le informazioni, ci lasciano sulle spine! Motivi
di privacy dicono:
“Scusami tanto ma alla fine cosa ti importa
sapere il nominativo? Ma poi dico io se la stampa italiana neanche lo riporta
perché si dovrebbe fare qui... Io so perfettamente chi è la persona in merito,
ma ti dico anche che ci sono una marea di italiani in questa situazione, più o
meno con diversi motivi ..., ma lo sappiamo che questo è un paese di
rifugiati... pertanto ...”
L’incauto millantatore mette spietatamente il dito sulla
piaga, ne esce rafforzato uno dei luoghi comuni più deleteri e diffusi che
riguardano la nostra comunità. Trattandosi di falsità evidenti facciamo un
passo avanti invece nella lotta contro alcuni pregiudizi che gravano su di noi,
italiani residenti nella Repubblica Dominicana.
Non era il latitante, era un’altra persona, tant’è che ho
tolto la foto. Si tratta di una persona che i vent’anni se li è fatti non da fuggitivo
nei Caraibi, bensì in galera in Italia e ingiustamente. Tutta un’altra storia,
una vittima della “giustizia”. Il giornale La Nazione di Firenze aveva
pubblicato questa foto che sembrava fare riferimento all’articolo sul latitante
dei Caraibi e invece non c’entrava niente. Cose che capitano…
Ecco cosa dice al riguardo un lettore:
“Quello si chiama Giuseppe Gullotta e ha
fatto 22 anni di carcere ingiustamente .. accusato ingiustamente di un duplice
omicidio ai danni di due carabinieri... uscito da poco .. grazie alla
riapertura del caso .. e alla confessione di un ex maresciallo CC che non
poteva più vivere con la coscienza sporca perché sapeva che la confessione di
Gullotta gli era stata estorta in caserma a suon di botte.”
I principali giornali italiani hanno
pubblicato un articolo, riportando una storia che non sembra vera, che esaspera
gli animi tanto è ingiusta, che grida vendetta e che punta il dito senza
nominarlo sul Paese che ci ospita. Buon per loro! Dove sono le contraddizioni?
Beh, se era latitante, come ha fatto a viaggiare? Di certo non aveva un
documento valido e non figurava nemmeno nell’anagrafe del suo comune di
provenienza dal quale per motivi di irreperibilità era stato sicuramente
cancellato. Non avrebbe potuto nemmeno accedere a un ETD. E allora? E se ce lo
chiediamo è perché in queste cose da quando la nostra sede diplomatica è stata
chiusa siamo diventati tutti degli esperti.
Al di là del documento di viaggio, dovrebbe
sorgere qualche dubbio anche sul fatto che un ricercato su cui grava una
condanna penale definitiva di dieci anni con accertati collegamenti mafiosi
possa arrivare a Fiumicino come se niente fosse e, dimostrando (a chi poi? agli
agenti di polizia?) che ha trascorso all’estero il doppio della pena, possa
recarsi tranquillamente a casa sua a Pisa come se niente fosse. Così come ce la
raccontano questi importanti giornali, che riportano tutti pari pari la prima
versione di La Nazione senza modificarla neanche di una virgola, la storia non
è credibile.
Di fatto la prescrizione della pena va
evidenziata a un giudice, se ne deve fare una richiesta in tribunale e il
giudice la deve accertare. La polizia di frontiera non è autorizzata a
rilevarla. Sono cose evidenti. E allora queste notizie tendenziose mirano solo
a promuovere la nostra destinazione turistica come ottima anche per i latitanti?
Questi finiscono in trappola e ciò è positivo e noi veniamo diffamati il che
invece è negativo, ma si sa: “il fine
giustifica i mezzi”.