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giovedì 1 giugno 2017

La foto del latitante che secondo i giornali italiani l’avrebbe fatta franca è stata riconosciuta da alcuni nostri connazionali. Invece si tratta di tutt’altra persona che tra l’altro non ha mai messo piedi nella Repubblica Dominicana!




L’innominato latitante protagonista di una storia abbastanza improbabile, che avrebbe trascorso in un paese non meglio precisato dei Caraibi vent’anni di latitanza: ho pubblicato di lui per errore una fotografia che non è sua… Ciononostante qualcuno è “riuscito” a identificarlo! I soliti millantatori, ce ne sono tanti dalle nostre parti! Lo conoscono, ne sono certi, sanno dove abitava e a cosa si dedicava, conoscono benissimo anche il suo nome e cognome. Non vanno oltre, centellinano le informazioni, ci lasciano sulle spine! Motivi di privacy dicono:
Scusami tanto ma alla fine cosa ti importa sapere il nominativo? Ma poi dico io se la stampa italiana neanche lo riporta perché si dovrebbe fare qui... Io so perfettamente chi è la persona in merito, ma ti dico anche che ci sono una marea di italiani in questa situazione, più o meno con diversi motivi ..., ma lo sappiamo che questo è un paese di rifugiati... pertanto ...”
L’incauto millantatore mette spietatamente il dito sulla piaga, ne esce rafforzato uno dei luoghi comuni più deleteri e diffusi che riguardano la nostra comunità. Trattandosi di falsità evidenti facciamo un passo avanti invece nella lotta contro alcuni pregiudizi che gravano su di noi, italiani residenti nella Repubblica Dominicana.
Non era il latitante, era un’altra persona, tant’è che ho tolto la foto. Si tratta di una persona che i vent’anni se li è fatti non da fuggitivo nei Caraibi, bensì in galera in Italia e ingiustamente. Tutta un’altra storia, una vittima della “giustizia”. Il giornale La Nazione di Firenze aveva pubblicato questa foto che sembrava fare riferimento all’articolo sul latitante dei Caraibi e invece non c’entrava niente.  Cose che capitano…
Ecco cosa dice al riguardo un lettore:
Quello si chiama Giuseppe Gullotta e ha fatto 22 anni di carcere ingiustamente .. accusato ingiustamente di un duplice omicidio ai danni di due carabinieri... uscito da poco .. grazie alla riapertura del caso .. e alla confessione di un ex maresciallo CC che non poteva più vivere con la coscienza sporca perché sapeva che la confessione di Gullotta gli era stata estorta in caserma a suon di botte.”
I principali giornali italiani hanno pubblicato un articolo, riportando una storia che non sembra vera, che esaspera gli animi tanto è ingiusta, che grida vendetta e che punta il dito senza nominarlo sul Paese che ci ospita. Buon per loro! Dove sono le contraddizioni? Beh, se era latitante, come ha fatto a viaggiare? Di certo non aveva un documento valido e non figurava nemmeno nell’anagrafe del suo comune di provenienza dal quale per motivi di irreperibilità era stato sicuramente cancellato. Non avrebbe potuto nemmeno accedere a un ETD. E allora? E se ce lo chiediamo è perché in queste cose da quando la nostra sede diplomatica è stata chiusa siamo diventati tutti degli esperti.
Al di là del documento di viaggio, dovrebbe sorgere qualche dubbio anche sul fatto che un ricercato su cui grava una condanna penale definitiva di dieci anni con accertati collegamenti mafiosi possa arrivare a Fiumicino come se niente fosse e, dimostrando (a chi poi? agli agenti di polizia?) che ha trascorso all’estero il doppio della pena, possa recarsi tranquillamente a casa sua a Pisa come se niente fosse. Così come ce la raccontano questi importanti giornali, che riportano tutti pari pari la prima versione di La Nazione senza modificarla neanche di una virgola, la storia non è credibile.
Di fatto la prescrizione della pena va evidenziata a un giudice, se ne deve fare una richiesta in tribunale e il giudice la deve accertare. La polizia di frontiera non è autorizzata a rilevarla. Sono cose evidenti. E allora queste notizie tendenziose mirano solo a promuovere la nostra destinazione turistica come ottima anche per i latitanti? Questi finiscono in trappola e ciò è positivo e noi veniamo diffamati il che invece è negativo, ma si sa:  “il fine giustifica i mezzi”.