La stampa italiana di recente se ne è diffusamente occupata. Anche il TG1 e il TG5. Questo è già di per sé un aspetto positivo.
La stampa dominicana ha invece ignorato tutto come al solito.
Da quanto appreso dalle pubblicazioni e dalle dichiarazioni di amici e parenti del ragazzo siamo arrivati a un livello di conoscenza
molto maggiore.
Alessandro Grandis era partito quasi sette mesi fa da Albissola, dove abitava con i genitori. Un viaggio alla scoperta del Sudamerica, sognato e progettato fin da ragazzino. Dopo la laurea in Farmacia, nel 2014 all’Università di Genova, nel 2015 aveva superato l’esame di stato e si era iscritto all’albo dei Farmacisti di Savona. Ha lavorato in alcune farmacie del Savonese. E dopo un anno dietro al banco della “Saettone” di Savona ha deciso di partire.
“Voleva vedere il mondo e capire cosa fare nella vita – raccontano gli amici -, era un ragazzo pieno di gioia, non si sarebbe mai suicidato. Non lui”. Secondo quanto riferitomi da una persona a lui vicina era intenzionato insieme a un altro suo amico ad aprire una farmacia nella Repubblica Dominicana e questo sarebbe stato il motivo del suo soggiorno nel Paese previsto in circa 20 giorni.
Il padre Pierfrancesco è un noto medico di base con studio a Vado Ligure e Quiliano. Una famiglia senza problemi economici. La madre è la dottoressa Rosella Cacace, medico legale nell'ufficio di igiene dell'Asl2.
Era un bravo ragazzo
secondo l’opinione di tutti e il massimo della trasgressione
che Alessandro si era concesso era la
fede per il Milan, di cui era tifoso, e vestire i panni del dj nelle
feste che d’estate animano le serate albissolesi con il nome d’arte “Sandro
Surgeon”.
I familiari non riescono a spiegarsi come sia stata possibile una simile
tragedia e, al momento, gli interrogativi sono molti. È infatti ancora da
chiarire cosa sia accaduto davvero ad Alessandro Grandis nel residence La Joya, nel Cocotal a Bavaro,
provincia di La Altagracia. Le circostanze fanno protendere verso l’ipotesi che
Alessandro sia la vittima di un omicidio e, a confermare questa tesi, arrivano
anche le parole del fratello.
Secondo quest’ultimo infatti il giovane sarebbe stato lanciato giù da una
finestra del terzo piano.
Mancano i testimoni e nessuno degli ospiti della struttura avrebbe sentito
persone litigare o urlare. Inoltre il residence non è certo una bettola di
periferia: costruito nel 2009, dispone anche di un servizio di vigilanza che
controlla chi entra e chi esce.
L’Incaricato d’Affari della missione diplomatica d’Italia
nella Repubblica Dominicana dott. Livio Spadavecchia, che dirige attualmente l’Ambasciata
d’Italia, sostiene che: “È presto per
dire con sicurezza cosa è accaduto, bisogna aspettare la fine delle indagini e
soprattutto l’esito dell’esame autoptico”.
Il Dipartimento di Investigazioni Criminali ha catalogato il fatto come
"apparente suicidio", in attesa di nuovi approfondimenti. Ma il
cadavere di Alessandro Grandis, farmacista 28enne trovato privo di vita a
Bavaro, zona turistico-commerciale della Repubblica Dominicana, giace al bordo
di una piscina con i piedi nell'acqua e il capo in una pozza di sangue, uscito
dalla nuca. Senza segni evidenti di una caduta dall'altezza di un piano
superiore.
Nell’intervista al TG1 il padre ha dichiarato che ha
appreso dalla moglie, che è medico legale e che si trova già sul posto: "Ci sono dei segni di colluttazione e qualcosa a livello della
spalla, come se fosse stato appunto proprio spinto, con dei segni evidenti».
La tesi dello sparo alla nuca viene
quindi meno. Il ragazzo non riporta ferite d’arma da fuoco.
Alcuni amici della vittima mi hanno
pregato di rimuovere da uno dei miei articoli le due foto del cadavere del
ragazzo che evidenziano la posizione in cui questo è stato ritrovato. Altri
invece si sono dimostrati contrari. Mi sembra che dall’esame di queste foto si
dovrebbe dedurre incontrovertibilmente che il ragazzo non si sia lanciato, ma, semmai,
come dice il fratello, sia stato lanciato. E probabilmente quando ciò avvenne
era già deceduto. Infatti, l’altezza della caduta, al massimo sei metri,
avrebbe potuto nella maggioranza dei casi non essere mortale. E poi, chi si
suiciderebbe, casomai fosse determinato a farlo, buttandosi da un’altezza di al
massimo sei metri?
Bisogna tener conto anche della
distanza tra il muro e la posizione della testa. Escluderei che il ragazzo
abbia potuto suicidarsi, facendo un acrobatico tutto a volo d’angelo con
contorsione finale ai fini di una caduta a piombo.
Restiamo in attesa delle risultanze
dell’autopsia. La madre del ragazzo, medico legale, sarà presente e controllerà
tutto. Questa volta finalmente sapremo la verità. E non è poco, visto come
vanno le cose da qualche tempo in qua.
Comunque, mi diceva un’altra
persona vicina alla famiglia del ragazzo che l’autopsia non basta, ci
vorrebbero delle testimonianze. Stranamente qui queste mancano del tutto e si
tratta di un fatto abbastanza singolare in un posto che è custodito all’ingresso,
secondo quanto mi è stato riferito, come una fortezza e che al suo interno ha
anche una guardia giurata le 24 ore del giorno.